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266 Lozzo di Cadore – Varsùre
Lozzo di Cadore 850 m (400 m a NO dalla chiesetta di San Rocco) – Nariéto 1044 m – Prapiàn 1273 m – Varsùre (inn. sent. segn. 265) 1595 m.
Dislivello: 745 m; difficoltà: E; tempo di percorrenza medio: ore 2.30; comuni attraversati: Lozzo e Domegge di Cadore; quota massima: Varsùre 1595 m; periodo consigliato: da maggio ad ottobre; cartografia: Tabacco foglio 016; rifugi e punti di appoggio: ==.
Breve descrizione: dalla chiesa di San Rocco, nella borgata Prou di Lozzo, ci si dirige, su strada asfaltata, verso NO ad un quadrivio, che si oltrepassa mantenendo la chiesa alle proprie spalle. Poco dopo, giunti ad un bivio dove la strada asfaltata diventa sterrata (tab.), si prende a sin. per breve tratto e quindi si devia una seconda volta, sempre a sin., portandosi in direzione del Torr. Rin. Attraversato quest’ultimo su un vecchio ponte, si comincia a risalire la ripida strada forestale in mezzo ad un bosco di abete rosso e faggio. Lungo la salita si incontra il Perón de le Longàne, un grande masso alla cui base esce talvolta dell’acqua mista a schiuma (probabilmente un effetto dovuto alla presenza di saponina); secondo la leggenda gli anfratti del roccione sono la sede delle Longàne, streghe malefiche con i piedi di capra, intente a fare la lisciva. Poco oltre, appena sopra la loc. denominata Crepe Rós, si trovano i ruderi di un tabià in pietra, che si oltrepassano per giungere in breve, sempre in salita, al bivio dei tabià di Nariéto (tab.); si devia quindi a d. in direzione NO, passando fra due file di larici, fino a giungere nei pressi di un tabià dove il sentiero piega bruscamente verso O (sin.) salendo a zigzag fra piante di pino, fino ai tabià di Prapiàn, soleggiata oasi prativa. Il sentiero corre ora quasi pianeggiante nella radura, prima di riprendere la salita del costone che ci porterà a Varsùre, all’innesto col sent. segn. 265 (strada forestale) proveniente da Domegge e diretto al Rif. Baión.
I colli di Mizói, che sovrastano il paese di Lozzo di Cadore, dal sent. segn 266 (a sin.); da Prapiàn: il Ciastelìn seguito dalla torre del Pupo e dal Ciarìdo; in primo piano la Croda dei Rondói (a d.)
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